Il gioco nella psicoterapia del bambino
L’elemento principale della psicoterapia con i bambini è il gioco, la cui importanza clinica è stata riconosciuta soprattutto dallo psicoanalista inglese Donald Winnicott. Associare la capacità di giocare ad un bambino sembra una cosa banale, ma in realtà non tutti i bambini sono in grado di giocare e, a volte, l’obiettivo della terapia è proprio quello di far riacquistare al bambino questa capacità. Infatti, il bambino riesce a giocare solo quando ha interiorizzato una base sicura, cioè quando si fida dell’ambiente e degli adulti che lo circondano.
Se, per esempio, i genitori sono emotivamente assenti – perché, anche se presenti fisicamente, sono occupati a pensare ad altro, o hanno preoccupazioni lavorative – la priorità per il bambino è quella di garantirsi una sopravvivenza psichica, cioè assicurarsi che ci sia qualcuno a proteggerlo e a pensare a lui, e quindi tenderà a sorvegliare cosa sta facendo il proprio genitore, quale sia il suo stato emotivo, e resterà in continua attesa di una risposta e di un cenno di attenzione, così rinunciando all’espressione di sé attraverso il gioco.
Diversamente, quando lo sviluppo procede senza traumi, il gioco diviene ricerca e creazione continua della realtà e porta con sé il sentimento di esistere. Il bambino crea oggetti diversi da sé e vi entra in relazione, anticipando la possibilità di una relazione oggettuale che superi il narcisismo infantile. Questo può accadere sia fuori che dentro la stanza di analisi, con la differenza che la presenza del terapeuta diviene uno specchio che amplifica e, con l’interpretazione silenziosa, restituisce al bambino l’immagine di sé e dei suoi processi mentali.
Inoltre, durante la psicoterapia, il bambino che gioca utilizza gli oggetti come strumenti per entrare in contatto con le fantasie e con le figure affettive di riferimento interiorizzate. I giocattoli acquistano un significato simbolico, che il terapeuta è in grado di comprendere e interpretare e, quando opportuno, di spiegare al bambino utilizzando il suo linguaggio. Come ha scritto Winnicott, nella psicoterapia infantile si sovrappongono due aree di gioco, quella del paziente e quella del terapeuta. Il terapeuta si accosta alle emozioni infantili e le vive insieme al bambino. Anche se i giochi sono gli stessi che i bambini utilizzano nella quotidianità, attraverso il transfert/controtransfert che si attiva nel setting avvengono delle trasformazioni che modificano la struttura psichica del bambino e, a poco a poco, lo conducono ad una vita di pensiero e di equilibrio interno.
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